lunedì 12 aprile 2010

Sulle difficoltà tecniche di aprire uno studio fotografico

Non so se quello che scrivo potrà mai essere utile a qualcuno, ma preferisco condividerlo per averne memoria io e magari evitare o velocizzare il processo per qualcun altro.
Premetto che i fotografi, con la legislazione attuale, vengono nella maggior parte dei casi inquadrati come artigiani. Ovviamente ce ne sono alcuni, che per la tipologia di lavoro, sono inquadrabili come liberi professionisti (perché dediti soprattutto ad attività di pensiero) e poi ci sono i fotoreporter che però non ho capito bene quando e perché per cui non ci perdo tempo per dare info che poi magari non sono corrette.
Per maggiori informazioni in questo senso, consultare il sito www.fotografi.org dell'associazione nazionale fotografi professionisti sempre molto aggiornato in temi attinenti alla fotografia professionale a 360 gradi.
Una cosa è certa Silvia sarà un'artigiana e vorrebbe avere uno studio suo.
Ero partita con l'intenzione di condividere uno spazio con un'amica: noi aspiranti fotografi di mestiere abbiamo tanta volontà, molto entusiasmo ma budget limitati per cui mi sembrava una buona idea dividere le spese. Senza contare che io e la mia amica Alessia ci siamo autosomministrate un piacere mentale infinito nel teorizzare una filosofia su quanto il luogo di lavoro condiviso funzioni da catalizzatore di idee per tutti. Diciamocelo ci siamo masturbate mentalmente con questa idea :-) Peccato che il mio commercialista prima e l'associazione artigiani poi, abbiano presto smontato la nostra idea perché, con grande rammarico, abbiamo scoperto che mentre soluzioni di condivisione sono possibili per i liberi professionisti, per gli artigiani la legislazione è un pò più restrittiva e quindi un artigiano=un numero civico= un contatore per le bollette. L'unica soluzione sembrerebbe essere fare società ma questo, oltre a costi aggiuntivi, cambiava l'impostazione che ognuno voleva dare alla sua attività.
Prima difficoltà: gli investimenti in affitto, bollette, seppur calibrati e consapevoli, sono maggiori di quanto avevo calcolato :'-(
Superato e accettato questo (d'altra parte il rischio c'è si sa e bisogna correrlo), dopo mal di stomaco e mal di pancia durati un paio di giorni... ho identificato un'area che mi piaceva e sembrava potesse essere un buon luogo per dare la possibilità alla mia piccola impresa individuale di partire.
Bene.... un nuovo mostro appare all'orizzonte la destinazione d'uso del luogo..... Ammazza e che è sta' robbba????? Ho simpaticamente scoperto che ogni luogo nasce con una funzione precisa che lo identifica. L'area che ho scelto è un negozio e andrebbe convertito a laboratorio o cmq passato da un inquadramento commerciale a un uso artigiano. E non so ancora se il proprietario avrà la passione di farlo perché ci sono costi da sostenere e gli cambia l'accatastamento dell'area.
Seconda difficoltà: non ho fatto una ricerca mirata sulla destinazione d'uso.
Quindi dopo avere perso circa un mese e mezzo per arrivare a queste semplici conclusioni (vi tralascio la via crucis tra comune, usl, agenzie e commercialista) attendo di sapere se il proprietario vorrà fare il cambio di destinazione d'uso.
Se non va, cercherò in futuro miratamente luoghi ad uso artigiano.
E' una strada lunga e impervia ma non mollo. Mi sembra di avere capito che uno dei tratti che rende un fotografo vincente è la sua determinazione... e ce n'è ancora.

3 commenti:

  1. No dai è come tutte l cose... una volta capito come funziona ci entri dentro e risolvi. CI VUOLE OTTIMISMO :-)

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  2. Ma dai... Hai un blog e non mi dici niente!!!
    Bastardissima!!! Ma devo scoprire tutto da solo e per caso???

    In bocca al lupo per tutto!!!

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