giovedì 3 dicembre 2009

Imparare l'umiltà.

Ricomincio da zero.
Ore 9, martedì mattina. Si presentano 6 simpatici ragazzi e altri 2 simpatici insegnanti.
Inizia con un foglio in bianco il mio corso di video-maker. "Ragazzi un piccolo test per valutare le vostre competenze tecniche" E io? Zero, il nulla più totale... consegno in bianco.
Una bella lezione di umiltà.
A volte ci crogioliamo nella sicurezza delle cose che conosciamo, e cominciamo a peccare di presunzione. Quelle quattro cose di fotografia che conosco e che mi davano un briciolo di sicurezza, sembravano, di fronte a quel foglio bianco, non essere mai esistite: quella sensazione di disagio cosmico che provo ogni volta che sono di fronte a un qualcosa di completamente nuovo, mi sballa, mi stordisce ma mi stimola sempre. In quel gruppo d'anime affascinate dalla telecamera e dal cinema, c'è qualcosa anche di mio di cui vorrei riprendere consapevolezza.
Quel martedì, mi sono resa conto di amare follemente la gente del mondo artistico, indipendentemente dal mezzo attraverso il quale l'arte si manifesta, perché è un cosmo popolato da persone, strane a volte, ma molto interessanti, che si sforzano sempre di conoscere chi e cosa c'è stato prima di loro.
I fotografi studiano storia della fotografia, i film-maker storia del cinema, i pittori e gli scultori storia dell'arte, i musicisti la storia del genere che seguono e non solo, e alcuni, infine, studiano anche le storie di discipline non proprie. Perché sforzarsi così tanto?
Saper cosa c'è stato prima di noi e cosa c'è in giro nel contemporaneo, dà spessore a quello che si fa: in fondo è inutile pensare di essere artisti veramente originali e unici (nel senso di inventare da zero qualcosa di nuovo), non lo si può essere per definizione, se si ha l'umiltà di approfondire la storia della disciplina che ci appartiene e ci si rende conto di quanto è già stato fatto. Ma in quell'approfondire il passato e il presente, c'è molto di più che mera conoscenza c'è... la radice della nostra pianta-creatività, perché, come dice il buon Munari nel suo libro "Fantasia" - Il prodotto della fantasia, come quello della creatività e della invenzione, nasce da relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce...E la fantasia quindi sarà più o meno fervida se l'individuo avrà più o meno possibilità di fare relazioni. Un individuo di cultura limitata non può avere una grande fantasia...-
Non siamo mai originali, o meglio, siamo creativi nel senso che in maniera "originale o peculiare" accostiamo cose o elementi che nessun'altro aveva mai avvicinato. In fin dei conti, tutte le grandi innovazioni in campo artistico hanno poggiato le fondamenta in ciò che è venuto prima e hanno mescolato movimenti artistici differenti per creare del "nuovo".

L'ibrido interiore fotografia-video si è innestato nella parete della mia anima: vediamo cosa ne esce.



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