Ho la testa sempre più piena di informazioni e immagini. E qualche fotografia in più in tasca.
Mi sento in posizione naturale nel processo del conoscere: mi dà, forse solo l'illusione, di creare progetti un po' più di spessore e di essere un po' più consapevole di quello che faccio.
Mi violento il cervello con inesauribile costanza: e lui resiste, come sempre nella mia vita, a queste sollecitazioni continue e spasmodiche. I miei neuroni costruiscono reti e collegamenti con instancabile solerzia.
L'altro giorno al corso di videomaker, si discuteva del fatto che tutto è già stato fatto in realtà e noi continuamente riprendiamo e rielaboriamo tutta questa produzione collettiva.
Registi che citano altri registi, fotografi che riprendono altri fotografi.
L'illusione è dietro l'angolo, perchè in realtà il limite è nostro, nel non conoscere in dettaglio tutto ciò che è stato fatto prima.
Anche questo è un bel esercizio di umiltà. Lasciare la presunzione di essere originali e innovativi per la modesta presa di coscienza che altri prima di noi hanno avuto la stessa intuizione: a noi forse il merito di averla rielaborata in chiave innovativa.
Tanto studio e devozione per poi arrivare alla conclusione che tutto esiste già, depositato nei musei, negli archivi, nelle cantine, nei cassetti di scrivanie mai ritrovati.
Questo però non mi crea alcun tipo di frustrazione: solo la presa consapevolezza che l'unico lavoro che posso fare è, anch'io, come tutti quelli prima e dopo di me, attingere al sapere e al visivo collettivo e magari rielaborarlo. Questo mi fa sentire profondamente umana.
Stamattina mi perdo nei flussi di coscienza: ho acceso subito una sigaretta appena alzata, e se mi conosco almeno un po', questo significa che il mostro si è svegliato.
Sonnecchia... vediamo se si riaddormenta.